venerdì 9 marzo 2007

LA CERTEZZA DEL CONTATTO


Del mio primo bacio ricordo innanzitutto la stagione. Che era buona. Ed i primi lampioni della sera accesi. Ricordo (ma questa è più un'impressione, forse uno scherzo della memoria) un panino mangiato tra amici in un locale dove si ritrovavano ragazzi più grandi. Ed il suo nome, naturalmente, ed il colore dei capelli e l'alito buono, di gomma americana, che di certo, da quando eravamo usciti dal pub, non aveva masticato. Simona, criniera corvina, occhi neri (mi sembra), ma sì, neri. Un gruppo sparuto di cerveterani affrontavano la salita del paese che li avrebbe condotti fino alla piazza, col castello orsini, il museo orsini e la chiesa antica. Le gambe mulinavano, la testa era una risata rivolta alle mura che, tre secoli prima di Roma, avevano difeso la superiorità culturale etrusca. Ricordo il violento batticuore al pensiero di doverle mormorare che quello era il momento, che nessun altro momento sarebbe stato così giusto, che bisognava rallentare il passo per far sì che gli altri si staccassero un po', che tanto avrebbero capito e non si sarebbero neppure voltati. Questo dissi in un fiato, o perlomeno credetti di averle fatto intendere, e non so perchè fui io a scegliere il luogo, a metà ascesa. Una macelleria chiusa, con le luci proiettate dai lampioni sufficientemente lontane; un camion parcheggiato di fronte, quasi a protezione della saracinesca abbassata; ed uno spazio buono per due, dovetti pensare, e buono per due, dovette pensare lei. Forse nessuna parola nel mezzo, nello spazio di tempo necessario per assumere una posizione comoda che permettesse di restare ben piantati a terra senza barcollare. Ricordo i miei pantaloncini corti, non il colore, certo, ma il fatto che fossero corti, quello invece chiaramente, perchè in quell'angolo angusto cresceva ortica ed io la sentii mordermi un polpaccio. Ed il bacio arrivò così, come uno strano miscuglio di labbra, lingue e denti. Ricordo che mi diedi un tempo massimo e che poi, dopo, di nuovo in strada, cercai l'approvazione di lei, parlando dell'indiscutibile superiorità dell'intensità rispetto alla durata. Ci tenemmo per mano finchè non raggiungemmo gli altri e poi mangiammo un gelato. Mi diedero un cono rotto, questo me lo ricordo bene, ed i gusti sapevano di quel bacio. Quando mio padre venne a prendermi con la macchina per riportarmi a casa non dissi nulla fino al semaforo fuori dal paese. Ricordo che pensai che da quel giorno avrei potuto avere molti più segreti. Quel bacio me ne dava il diritto. Io poi con Simona non volli più avere niente a che fare. Mica lo so il perchè. Lei fu carina. Aspettò due settimane prima di mandare una sua amica da me a chiedere spiegazioni. Non ricordo cosa le dissi, ma di certo finsi.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

io il mio primo bacio lo diedi a uno che mi piaceva poco solo per fare ingelosire un altro di cui ero follemente innamorata che non si decideva...bella mossa, eh? un disastro totale, e quell'altro si decise definitivamente a non provarci più. il tutto in quel di s.foca!!! bene. belli i post malinconici dei tempi che furono

Anonimo ha detto...

a san foca ne sono successe di cose.
i post malinconici sono il nostro futuro prossimo e anteriore.

Anonimo ha detto...

Bella mossa Patti. La storia del primo bacio di Bozzi, m'è piaciuta, proprio un bel post. Ma perché sei scappato? Lei aveva i baffi?

Anonimo ha detto...

Bella mossa Patti. La storia del primo bacio di Bozzi, m'è piaciuta, proprio un bel post. Ma perché sei scappato? Lei aveva i baffi?

Anonimo ha detto...

mo vorrei capi' com'è che ne ha pubblicati due se ho premuto una sola volta, vabbè...