lunedì 14 maggio 2007

DA TORINO, DOPO TORINO


Cari amici, la storia del Cottolengo è una parabola semplice: un uomo di fede dedica la sua vita ai disperati e ai diseredati della Terra e cura i loro malanni e se ne fotte della salute sua. Bene, questo beato torinese qui, è entrato nella mia vita di botto, e lo ha fatto quando Giovanni mi ha comunicato via mail l'indirizzo dell'albergo che mi avrebbe ospitato in quel di juventia. Leggo il nome (Hotel Dogana Vecchia), clicco sull'indirizzo internet e me lo vado a vedere, curioso di conoscere la quantità di stellette che lo caratterizzano e se la colazione è compresa nel pernottamento. Vedo che stà in pieno centro, che è antico, che nelle sue stanze ha dormito Verdi, riposato Mozart, copulato (forse) Napoleone Bonaparte I, e, curato la sua prima ammalata, proprio il Cottolengo. Giovanni lo sa: in treno accenniamo alla cosa. Poi in Fiera si comincia a girare per gli stand, ed io cammino solo e guardo libri e mi ritorna in testa questo nome. Quando rivedo Giovanni, lui mi racconta di aver incontrato Cobolli Gigli, ed io, penso alla foto del beato, ed al fatto che a Cobolli un po' gli assomiglia. Usciamo (son quasi le dieci) e andiamo tutti a mangiare. La stanchezza è così grande che il vino della casa ha effetti devastanti. Io e Giovanni sediamo ai capi del tavolo ed iniziamo a dargli giù peso (come faceva il Larry) sul Cottolengo e su quelle che curava e sul fatto che stava sulla sedia fermo a curare stà gente e che il vero nome di battesimo suo era Beato e che io venivo dal Cottolengo e che lui c'era stato nel Cottolengo che stava vicino alla Sicilia o nei Carpazi. Quindi usciamo e andiamo ai Murazzi, che son dei locali con la musica lungo il Pò, e continuiamo a bere e facciamo dei giochi di parole sul Cottolengo e lo infiliamo in storie improbabili insieme alle drag queen che affollano uno dei discopub in cui entriamo. E questo Cottolengo è il protagonista indiscusso delle discussioni, non solo nostre, certo, perchè i miei colleghi di corso sono letteralmente risucchiati nella cottolengomania. Fossi stato nel Beato mi sarei incazzato assai, e forse è andata proprio così, perchè io ho perso tutte le coincidenze dei treni per tornare a Perugia e ho litigato con Rigby ed ho incontrato un tizio in treno che non sapeva una sola parola di italiano e che neppure parlava, ma che ogni sei secondi mi faceva vedere il biglietto con scritto "destinazione Roma" (fin dalla partenza a Milano) con lo sguardo terrorizzato. Ogni volta ero costretto a dirgli "sì Roma", allora lui faceva "Roma?", ed io "sì Roma, ma non adesso; tra tanto" (e così dicendo ruotavo mano e braccio destro in senso orario) ed allora lui, che non aveva prenotazione come me, ma che aveva avuto il culo di restare seduto per tutto il viaggio perchè nessuno si era visto assegnare il sedile con sopra il suo numero, diceva "ah!", ma poi appena passava un controllore o una voce parlava dall'altoparlante, ricominciava col terribile interrogativo. Mentre Giovanni mi ha detto che ha dovuto comprarsi un altro biglietto per andare a Milano perchè quello che aveva non andava bene, e poi gli si è spaccato l'ipod, e ieri ha fatto un'ora di fila alle porte di Firenze, e oggi è rimasto chiuso nel bagno di un bar ed ha dovuto suonare un campanello ed è stato liberato da un cuoco argentino. Insomma, forse la vendetta è un piatto che pure i santi servono. A quanto pare, tiepido.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

speriamo non anche freddo, a questo punto. caro simone

Anonimo ha detto...

sta è sensa accento in italiano, come 3 sing del verbo stare, mentre sta in quanto abbreviaz di questa va scritto con l'apostrofo davanti

Anonimo ha detto...

senza

Anonimo ha detto...

Gozzi ha sempre avuto problemi con le porte dei bagni pubblici, non era successo anche in Portogallo?Fossi in voi avrei timore della vendetta cottolengara,tu come stai Lucia? Gozzi non si guarisce più dal raffreddore...'sti cattolici te fanno tribbola' anche dall'al di là